Percorso naturalistico

Il percorso naturalistico è volto all’esplorazione delle specie vegetali presenti, anche e soprattutto di antico impianto.
La presenza di piante, alberi e arbusti spesso indigeni e coltivati fin dall’antichità come il cappero, il carrubo, la palma nana, il melograno, l’olivo selvatico e un tipo di fico d’India che secondo alcuni studiosi è da ritenersi indigeno, è indice e spunto per l’analisi di antiche tradizioni o dell’utilizzo di queste varietà vegetali nelle usanze popolari.

Palma nana
La palma nana è una specie tipica della macchia mediterranea, si trova lungo la costa occidentale dell’Italia fino alla Toscana, ma è diffusa maggiormente in Sicilia, Sardegna e Calabria, regioni in cui si può sviluppare con maggiore facilità poiché teme il freddo intenso e predilige invece le zone calde, crescendo su terreni rocciosi e sabbiosi.
Il nome scientifico è Chamaerops humilis (dal greco chamai=basso e rhaps=cespuglio). E’ difatti un cespuglio sempreverde di altezza intorno ai 2 metri le cui foglie sono rigide e disposte a ventaglio. I fiori sono raggruppati in infiorescenze a forma di pannocchia e sono di colore giallo. La fibra ricavata dalle foglie viene utilizzata per la realizzazione di scope, ventagli, funi, ceste, cappelli, stuoie, corde e panieri.
In Sicilia viene chiamata “Giummara” dall’arabo giummar che si tradurrebbe come “midollo della palma”. Il cuore della palma nana serviva come nutrimento.

Il cappero è diffuso su tutto il bacino Mediterraneo ed è coltivato sin da epoche remote.
Il nome latino è “capparis spinosa”. E’ un piccolo arbusto ramificato che ha un portamento prostrato – ricadente. Di questa pianta vengono consumati soprattutto i boccioli, detti capperi, ma anche i frutti finali della pianta che nascono dopo la fioritura, detti cucunci, i quali assomigliano a dei piccoli cetrioli. Entrambi si possono conservare sott’olio, sotto sale o sotto aceto. Durante il periodo invernale la pianta del cappero entra in riposo, riprendendo la sua attività nel mese di maggio. Cresce spontaneamente su substrati calcarei e necessita di pochissime quantità di acqua.
Cappero
Il mandorlo venne introdotto in Sicilia dai Fenici dall’Asia centro – occidentale e in parte dalla Cina, passando attraverso la Grecia, tanto che dai Romani veniva chiamato “noce greca”.
Mandorlo
Il melograno, il cui nome botanico è “punica granatum” è una pianta antichissima, ha portamento cespuglioso e raggiunge altezze dai 2 ai 4 metri. Originaria dell’Asia sud occidentale e coltivata nelle regioni del Caucaso da tempo immemorabile, è presente sin da epoca preistorica sulle coste del bacino del Mediterraneo e storicamente venne diffuso prima dai Fenici, poi dai Greci e dagli Arabi. Venne difatti chiamata “punica” dai Romani poiché tale pianta giungeva a Roma dall’antica regione cartaginese della Tunisia. Il nome “melograno” inoltre deriva dal latino “malum” (mela) e “granatum” (con semi).
Fiore di melograno
Le foglie sono strette e allungate, larghe circa 2 cm e lunghe dai 4 ai 7 cm. I fiori hanno un colore rosso vivo con un diametro di circa 3 cm. Il frutto, detto “balausta”, conosciuto con il nome di melagrana, è una bacca di forma rotonda leggermente allungata grande dai 5 ai 12 cm di diametro con buccia dura e contenente dai 600 e più semi commestibili detti “arilli”. E’ simbolo di abbondanza, ricchezza e fertilità per via dei suoi numerosi semi, accentuato dal fatto che questa pianta riesca a progredire in ambienti semi desertici o comunque necessiti di poca acqua. Essa è infatti una pianta rustica, longeva, resistente sia alle alte temperature che al freddo tipici del Mediterraneo e non è molto colpita da parassiti né animali né di origine fungina.
Il carrubo caratterizza l’aspetto più caldo della macchia mediterranea. Originario del bacino meridionale del Mediterraneo è molto diffuso, per coltivazione antichissima, specialmente in Sicilia e Sardegna. Introdotto in Italia dai Greci, fu poi diffuso maggiormente dagli Arabi.
Carrube
Il susino ha invece origini incerte, si presume possa provenire dalle regioni del sud – est asiatico. E’ comunque anch’essa una pianta introdotta e coltivata in Europa da più di duemila anni.
Fiore del susino
Anche il fico è una pianta proveniente dall’Asia occidentale e introdotta in area mediterranea da tempi immemorabili. Il suo nome latino è “ficus carica”, l’epiteto “carica” ne indica la provenienza fatta risalire alla Caria, regione dell’Asia Minore. La coltivazione di questa pianta è testimoniata già nelle prime civiltà agricole della Mesopotamia, della Palestina e dell’Egitto, da cui poi si diffuse in tutto il bacino Mediterraneo. E’ una pianta molto resistente alla siccità e spesso si accompagna alla vite, all’olivo e agli agrumi, piante anch’esse che necessitano di poca acqua e caratteristiche di regioni quali la Sicilia.
Fico
Presente nell’Archeogeoparco è anche la quercia spinosa, pianta rara che cresce lentamente e può vivere diversi secoli. L’area di vegetazione della quercia spinosa si estende lungo le coste del Mediterraneo, in Italia è presente in tutte le regioni meridionali eccetto la Campania. In Sicilia è frequente lungo la fascia costiera nord – occidentale, specialmente nel palermitano.

Quercia spinosa
E' un arbusto che ben si adatta a terreni poveri, calcarei e sassosi anche con condizioni siccitose.
Il nome scientifico della quercia spinosa deriva dal latino coccum, termine genericamente usato per indicare un insetto (Chermes vermilio) che vive sui suoi rami, dalle cui femmine adulte essiccate e polverizzate nel passato veniva estratto un colorante rosso scarlatto, utilizzato per la tintura delle stoffe.
Ghiande di quercia spinosa
Un altro insetto parassita della quercia è la processionaria, che deve il suo nome al fatto di muoversi formando una sorta di processione quando è in gruppo.
Processionaria